Il cimitero monumentale e la chiesa dei marinai di Pola

Certo non è il primo posto dove curiosare quando si visita una città che non si conosce, ma bisogna ammetterlo,i cimiteri hanno un certo fascino.Quelli vecchi, un po' decadenti ma ben conservatii, immersi nel verde e nella tranquillità hanno un che di misterioso e suggestivo.

Cimitero Marinai Croci

Per chi non lo sapesse anche Pola, come Milano, Londra e Parigi ha il suo cimitero monumentale. Il cimitero monumentale della Marina di Pola è nella lista dei monumenti patrocinati dall'Aia. Fondato nel 1862, con il nome di K.u. K. Marinefriedhof, ovvero Cimitero imperiale e reale della Marina Militare oggi si estende su 22.000 metri quadrati dove sembra siano state sepolte fino al 1960 circa 150.000 persone. Come molte opere di fine 800 inizio 900 anche questa è stata voluta  dall’Impero austroungarico per accogliere prima  i suoi marinai di stanza a Pola e poi per dare sepoltura alle vittime in mare dell'Italia prima e della Jugoslavia poi.

Cimitero Marinai Statua


Come in tutti i cimiteri anche quelli monumentali dietro alle file di tombe, lapidi ed edicole si celano racconti e storie. Storie d’amore interrotte, storie di famiglie, di guerra di amicizia e anche di odio. La  nascita del cimitero si fa risalire agli anni 60 del 1800. In quegli anni Pola era sotto l’Impero Austroungarico ed era diventata la piazzaforte in Adriatico della Marina Austroungarica. Da Trieste in pochi anni erano state portate a Pola imbarcazioni, ammiragli marinai e semplici persone. Pola venne militarizzata costruendo più di 20 fortezze difensive e facendole ricevere l’attributo di “Città fortificata nel 1xxx. Da un migliaio di persone di inizio 1800, alle soglie della prima guerra mondiale contava più di 60000 abitanti. Il cimitero inizialmente occupava un’area di 4000 mq a Valkane, vicino Stoja ma nel corso degli anni si ampliò includendo i terreni circostanti fino all’estensione odierna di circa 22000 mq.
Passeggiando al suo interno si trovano tombe con epitaffi in Tedesco, Italiano, Croato, ungherese e anche in Turco e vi sono sepolte anche alcune “celebrità” della storia marinaresca.

Cimitero Marinai NazarioSauro

Qui sono sepolti il contrammiraglio Anton Bourguignon von Baumberg, comandante generale della Marina Austro-Ungarica, che vi fu sepolto nel 1879, il vice ammiraglio KarlGgraf Lanjus von Wellenburg, sepolto nel 1913, e Janko Vukovic de Podkapelski, sepolto nel 1918. E’ stato il cimitero di prima sepoltura degli irredentisti Nazario Sauro e Giovanni Grion, poi trasferiti al cimitero di Venezia. Raccoglie le vittime di alcune tragedie del mare che negli anni passati commossero l’intera popolazione Istriana ed Italiana.
In questo luogo riposano i due marinai Istriani del sommergibile Italiano F14, sommergibile protagonista di una tragedia che scosse tutta la cittadinanza polese, da sempre sensibile alle storie che arrivano dal mare.

La tragedia del sommergibile F14

Nel 1928 il sommergibile era impiegato in una esercitazione della Regia Marina Italiana nelle acque fuori Pola. A quel tempo l’Istria e altre zone della Croazia erano sotto il dominio Italiano. Per errore il sommergibile emerse sotto la prua del cacciatorpediniere “Missori” che lo speronò. Il sommergibile si inabisso velocemente adagiandosi su di un fianco a 40 metri di profondità. Le altre navi impiegate nell’esercitazione si recarono a prestare soccorso e altri aiuti arrivarono dalla vicina Pola. Dopo quasi 12 ore di comunicazioni radio di stampo militare ma di drammatica intensità sopraggiunse il silenzio radio. Quando nel tardo pomeriggio del giorno dopo il sommergibile venne riportato in superficie purtroppo non vi erano sopravvissuti tra i 27 membri dell’equipaggio morto a causa delle alte concentrazioni di cloro raggiunte nell’aria.

 

La storia della Viribus Unitis

Altra tragedia consumata nelle acque di Pola le cui vittime si possono trovare nel cimitero monumentale è la tragedia della corazzata da battaglia austroungarica “Viribus unitis”. Ormeggiata nel blindatissimo porto di Pola, divenne suo malgrado la protagonista di quella che è nota in ambito militare come l’Impresa di Pola, azione di sabotaggio dai risvolti drammatici ed a tratti surreali.

Cimitero Marinai chiesetta

E’ il primo novembre del 1918 ed alcune navi della marina Italiana si avvicinarono al porto di Pola con l’obiettivo di sabotare le navi nemiche ormeggiate nella baia. La baia di Pola, come già detto era considerata inespugnabile ma rientrava comunque tra gli obiettivi della Marina Militare Italiana. Oltre che dalle fortezze e dalle batterie presenti in terra ferma, l’ingresso al porto era protetto con mine e ben tre ordini di reti difensive distese in mare. Le navi italiane si dovettero fermarono in una zona protetta al di fuori del porto, fuori dalla vista delle sentinelle austroungariche. Due gustatori italiani, l'ingegnere del genio navale Raffaele Rossetti ed il Tenente medico Raffaele Paolucci a bordo di una piccola imbarcazione militare, una “Mignatta”, si diressero verso la “Viribus Unitis”. I controlli e gli sbarramenti erano talmente efficaci che i due guastatori dovettero trainare a motori spenti la mignatta carica di esplosivo verso l’obiettivo. Riuscirono rocambolescamente a piazzare l'esplosivo, che però per qualche problema non innescò l’esplosione. Mentre i due sabotatori si stavano dando alla fuga vennero avvistati e catturati dai militari di guardia. Con loro stupore i due sabotatori italiani vennero trattati quasi con simpatia dai militari che li presero in consegna. Lo stupore, oltre che nel trattamento loro riservato, stette nel fatto che i militari “nemici” non avevano la divisa Austroungarica, ma quella del neo stato degli Sloveni, Serbi e Croati, e che la nave da guerra non batteva sfogiava più la bandiera imperiale ma il tricolore della Jugoslavia. Quello che i due guastatori appresero durante l’interrogatorio fu che il giorno prima, il 31 di ottobre, la Marina Austroungarica si arrese consegnando il porto e le navi che lo occupavano alla marina jugoslava. Da li a pochi giorni sarebbe arrivata anche la comunicazione che la guerra sarebbe finita con la firma di resa dell’Austroungheria all’italia il 3 novembre 1918. Alla notizia l’ufficiale Rossetti avvertì i miltari dello stato slavo che la Viribus unitis era piena di esplosivo innescato ma non detonato. I militari Jugoslavi dopo una prima evacuazione sulla nave gemella Tagetthoff, non trovando nulla ritornano sulla nave, ma poco dopo la carica brillò aprendo una squarcio, facendo inclinare la corazzata su di un fianco e facendola affondare. L’azione provocò la morte di oltre 300 persone, alcune di queste vennero seppellite nel cimitero dei marinai di Pola. Nella tragedia anche il comandante Janko Vukovic de Podkapelski trovò la morte con la nave che assieme alla flotta aveva comandato per circa 12 ore.

Il Titanic dell'Adriatico, la Baron Gautsch

Ma non solo militari sono sepolti al cimitero della marina. Tra le sue lapidi è possibile trovare anche vittime di quella che, assieme al Titanic, fu la una delle più atroci tragedie navali con vittime civili. La Baron Gautsch, ex nave militare venne utilizzata nel 1918 come nave civile per collegare il porto di Lussinpiccolo a Trieste. Il 13 agosto del 1914 la nave si stava dirigendo a Trieste navigando sotto costa quando in prossimità di Rovigno entrò in una zona minata dalla stessa marina austroungarica. Anche se aiutata nella navigazione dal posamine austriaco presente nella zona alle 15.45 urtò una mina inabissandosi in pochi minuti. Delle 300 persone a bordo, 150 morirono in mare. L’evento scosse l’opinione pubblica in quanto tutto l’equipaggio si salvò a discapito dei passeggeri civili. Si documentò che i passeggeri di terza classe che non poterono accedere alle scialuppe di salvataggio inutilizzabili per mancata manutenzione ed ai salvagente che erano tenuti sotto chiave affinchè che i passeggeri meno abbienti no li potessero utilizzare come cuscini durante il viaggio. Vi fu un lungo processo dal quale gli ufficiali inquisiti furono poi tutti assolti e continuarono la loro carriera senza nessuna conseguenza. I morti in questa tragedia sono considerati i primi caduti civili della prima guerra mondiale. La Baron Gautsch oggi è uno dei relitti più affascinanti dell’adriatico e meta di sub che si immergono per visitare ciò che resta di questa nave.

Cimitero Marinai IngressoChiesa

Il cimitero dei Marinai di Pola ha questo di interessante. E’ un tuffo nella storia e nel passato e ci ricorda che la storia stessa è fatta di persone, che lavoravano, viaggiavano, amavano, litigavano e a volte morivano in modo insensato ed ingiusto.

La chiesa dei Marinai

Oltre al cimitero, l’Impero Austroungarico ha offerto un’altra opera che ancora vive oggi a Pola. Lo stesso Imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe I nel 1891 segui con attenzione i lavori di questa opera, la chiesa della madonna del mare, omaggio dell’Impero alla sua poderosa Marina. La chiesa costò molti denari all’impero che la volle ricca e sfarzosa. Oltre a molti richiami al mare ed alla tradizione marinaresca (le colonne con il nodo marinaio in primis) la chiesa è decorata con mosaici d’oro che fanno pensare alla Basilica Eufrasiana a Parenzo ed al duomo di San Marco a Venezia.

Cimitero Marinai colonna

Come molto spesso accade a Pola, anche qui è presente questa sorta dicotomia che prevede la convivenza di opere ricche e bellissime con angoli fatiscenti e decadenti. In questo caso l’aspetto decadente è dato dalla gradinata che dalla chiesa va verso il mare… ma che non ci arriva mai, non ci è mai arrivata e che oggi giace ai piedi della chiesa inutilmente. Probabilmente l'idea iniziale della gradinata la si può avere osservando il mosaico sopra la volta dell’altare.

Cimitero Marinai chiesa

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